27 Dic ARGENTINA E PATAGONIA
Ore 19.10 Italiana/ore15.10 Argentina:
Finalmente dopo quasi 34 ore tocchiamo il suolo argentino: aeropuerto internazionale di Buenos Aires Ereiza. E’ sembrato un viaggio di deamicisiana memoria – dagli Appennini alle Ande- in quanto tutto continuava a mettersi contro di noi soprattutto contro il fatto che potessimo realizzare il sogno rappresentato da questo viaggio!!
Infatti fin dal nostro ingresso all’ Aeroporto di Malpensa, con una splendida cornice rappresentata dalla catena alpina innevata, siamo immediatamente fatti partecipi del problema di carattere tecnico sull’ aeromobile che ci doveva trasportare in Argentina e da questo avrebbe comportato un notevole ritardo nella partenza da Roma per Buenos Aires, ritardo che si è poi ulteriormente ampliato causa non ultimo un incidente sulla strada dall’albergo di Ostia dove siamo stati riposizionati a Fiumicino.
Probabilmente gli dei non approvavano questo viaggio!!
Però il nostro innato spirito di adattamento, più o meno evidente in ciascuno di noi (ogni riferimento è del tutto casuale) ci ha consentito di utilizzare nel miglior modo possibile il tempo di attesa per visitare Roma che i nostri ragazzi, noti frequentatori di capitali e stati esteri, non avevano mai visto.
Pertanto ci siamo “sparati” una “full immersion” comprendente Colosseo/ Campidoglio/ Colonna Troiana/ Piazza Venezia/ Fontana di Trevi/ Piazza di Spagna/ via Frettina/ via Condotti/ Piazza Navana/ Pantheon prima di giungere finalmente a consumare una gradevole cena da “Mario”, una garanzia quando si è a Roma, che ha soddisfatto anche i palati più esigenti.
Dopo questa breve digressione torniamo a dove eravamo rimasti, vale a dire all’ arrivo all’ aeropuerto di Buenos Aires: un po’ di coda, ma accettabile per il controllo passaporti, e poi fuori dove identifichiamo subito la nostra guida che ci accompagnerà nei giorni che trascorreremo a Buenos Aires.
Si chiama Laura, è una brava ragazza, ci offre le prime indicazioni di base sull’ Argentina e sulla città di Buenos Aires e la sua area metropolitana.
Si dimostra subito molto disponibile non solo a spiegare ma anche a rispondere alle nostre continue domande e sollecitazioni.
Innanzitutto ci va ad illustrare la modifica del programma determinata dal ritardo dell’ aereo: quello che non riusciremo a vedere oggi, lo vedremo al ritorno da El Calafate.
Percorrendo la strada che dall’ aeropuerto ci conduce nel cuore della città, ci rendiamo subito conto di attraversare zone diverse tra loro con palazzi fatiscenti da una parte e moderni grattacieli dall’ altra.
Il traffico è notevole, soprattutto nel senso contrario al nostro, vale a dire in uscita dalla città, vista l’ora.
Laura ci spiega che, essendo qui estate, subito dopo Capodanno per molti ma non per tutti gli argentini incominceranno le vacanze estive, coincidenti con la chiusura delle scuole, e la città tenderà a svuotarsi.
L’ albergo, Reconquista luxor, è ubicato nel pieno centro della città in prossimità dell’ obelisco, monumento simbolo di Buenos Aires e a poca distanza dalla casa Rosada, la residenza del Presidente o meglio in questo momento della Presidenta!!
Una corsa veloce in camera, con i soliti problemi di ogni viaggio, dalla quadrupla mancante sostituita da due doppie alla valigia sfondata del Luca cui poniamo temporaneo rimedio con ausilio del cartone, che crea così un forte legame storico ricordando quando gli italiani emigravano con le valigie di cartone. Poi via si parte per cercare di recuperare almeno una parte della gita originariamente prevista per questo pomeriggio ed incominciare a prendere conoscenza e confidenza con la città di Buenos Aires ed in senso lato con l’Argentina.
La città vera e propria, abitano 3 milioni di persone più altri 10/12 dislocati nell’ area metropolitana, considerando che l’Argentina ha 36 milioni di abitanti, almeno un terzo abita qui.
Scopriamo, o meglio già lo sapevo, che i cittadini di Buenos Aires si chiamano “porteños” e che Buenos Aires è una città divisa in molti quartieri e che nel corso dei secoli ha subito diverse influenze da parte dei diversi paesi europei, non solo Spagna ma anche Inghilterra, Francia e non ultimo Italia. Queste influenze manifestano nella cultura, negli stili architettonici, infatti ci sono viali che ricordano boulevard parigini, nello sviluppo economico e politico incredibilmente sembra che la comunità italiana abbia contribuito soprattutto alla crescita dell’ industria di costrizioni. Comunque oggi dedichiamo il poco tempo a visitare la parte sud della città, la più bella, la più caratteristica ma ahimè la più povera. Attraversiamo il quartiere San Telmo, dove ogni domenica si tiene un mercatino molto caratteristico, ma oggi è lunedì, e andiamo fino alla Boca, dove per prima cosa vediamo il mitico stadio del Boca juniors “la Bombonera” per grande gioia di Edoardo, stadio situato proprio nel mezzo del quartiere.
È qui che scopriamo che una grande multinazionale come la Coca-cola, pur di continuare ad avere una propria presenza pubblicitaria nello stadio, ha dovuto rinunciare hai propri colori tipici il bianco ed il rosso, colori dell’ odiato rivale, il River Plata, a favore del giallo/blu del Boca: potere del calcio!!
La visita prosegue fermandoci nel cuore del quartiere, al Caminto, dove ci sono locali tipici e le case in lamiera tutte colorate, con colori sgargianti, dal rosso al verde, passando per il giallo e l’ azzurro. Laura ci mette in guardia, avvertendoci che si tratta di un quartiere molto pericoloso ad alto tasso di criminalità nelle ore notturne. Infatti quando noi arriviamo i locali stanno quasi chiudendo. Comunque facciamo in tempo a dare un’ occhiata e a fare un po’ di fatto in questa zona cosi caratteristica e affascinante.
Risaliamo sul pulmino e percorriamo la strada litoranea che ci condurrà verso il centro della città.
In questo tragitto vediamo abitazioni molto povere, fatiscenti senza energia elettrica né acqua potabile con bambini che giocano vestiti di pochi stracci.
Poco oltre un kilometro c’è la zona riqualificata che era il vecchio porto con i docks divisi in quattro zone con edifici molto nuovi, con uffici, ristoranti alla moda. Il contrasto è evidente è molto forte, in pochi minuti si è passati da una situazione stile “bidonville” ad edifici di lusso.
Questo contrasto penso che ci accompagnerà in tutta la visita della città, perché anche in pieno centro, vicino a Casa Rosada, troviamo persone che hanno fatto del marciapiede la loro dimora oppure persone che rovistano tra i sacchi di rifiuti alla ricerca non solo di qualche oggetto da recuperare ma anche di qualcosa da mangiare. Che tristezza!! La nostra guida ci precisa che ultimamente la chiesa Argentina ha affermato che circa il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e che i vari governi che si sono susseguiti nel corso degli anni non sono mai riusciti a debellare questo fenomeno.
Indubbiamente la città a la capacità di amplificare questi fenomeni, in primo luogo perché diventa il luogo dove molti vanno con la speranza di trovare un lavoro e un’esistenza più degna ma spesso si trovano poi a stare peggio e a perdere completamente la propria dignità.
Probabilmente con questi contrasti cosi evidenti, mai, sia per il fatto di essere italiani che per il fatto di vivere in provincia, non siamo abituati a conviverci e quindi ne rimaniamo maggiormente impressionati mentre notiamo l’indifferenza delle persone che camminano mentre altri uomini rovistano tra i sacchi dell’ immondizia.
Non riusciamo a giungere con il pulmino nella plaza de mayo antistante la Casa Rosada perché è tutta chiusa con una manifestazione di protesta. Giungiamo a piedi e vediamo i manifestanti che tranquillamente e pacificamente gridano i coro slogan e la polizia che altrettanto serenamente li controlla: probabilmente qualche anno fa non sarebbe stato cosi.
Rientriamo in hotel e prendiamo un taxi, anzi due visto che siamo in sette per andare a cenare al Restorante “La Nazarenas” come da indicazioni di Laura.
L’approccio è ovviamente verso la mitica come Argentina tanto decantata in tutto il mondo.
Dalla “bife de chorizo” al “lomo” fino all’asado, non c’è taglio di carne che riesce a restituirci, il tutto innaffiato da un’ attimo Malbec. Il tutto con un rapporto qualità/prezzo a cui come italiani non siamo abituati: ben 110€ in sette!!
Poi presto a nanna perché domani ci attende un’altra dura giornata!!
29/12/2009
Finalmente in Patagonia!!
La sveglia è suonata molto presto, alle 4.45 o 5 meno ¼ se vogliamo renderlo meno pesante, alle sei eravamo già in aeropuerto “Jorge Newbery” quello dedicato ai voli nazionali, situato nella parte nord della città.
L’ aereo delle linee aeree “Austral” è perfettamente in arancio e dopo un volo della durata di circa due ore, attendiamo all’ aeroporto di Trelew.
L’impatto è sconvolgente: via dalla metropoli affollata calda e molto umida, ci troviamo con un paesaggio pianeggiante, un cielo limpido, con tutte le nuvole che sembrano quelle che disegniamo da bambini a scuola.
Siamo in quello che si può definire un aeropuerto di campagna: infatti scendiamo dalla scaletta dell’ aereo attraversiamo a piedi la pista di atterraggio; entriamo nella piccola aerostazione che è in corso di ristrutturazione.
Troviamo immediatamente la nostra guida, facilmente riconoscibile dal cartello “CAPODANNO”che sarà il nostro identificativo per tutta la durata del viaggio.
La nostra guida per questo tratto di viaggio si chiama Josefina, è una signora molto estroversa, che ha socializzato con tutti noi ed in particolare con Giovanni.
Caricate le valigie e i trolley sul pulmino, prendiamo la direzione verso la penisula Valdes, che è la nostra meta odierna.
Strada facendo Josefina, oltre ad illustrarci il panorama dei due giorni che trascorreremo con lei, ci parla volentieri dei più svariati argomenti della politica al calcio, dove abbiamo convenuto che Maradona sarà anche stato un ottimo calciatore ma come commissario tecnico della seleccion Argentina lascia molto desiderare.
La strada verso Puerto Madryn corre dritta con qualche saliscendi. Notiamo una nuova striscia di asfalto parallela alla nostra e ci viene spiegato cheverrà raddoppiata la strada, invece di costruire una ferrovia, perché sembra che il sindacato degli autotrasportatori sia molto potente.
Finalmente giungiamo all’ ingresso del parco nazionale peninsula valdes, che dal 1989 fa parte dei stili “Patrimonio dell’ Umanità” così defunti dall’ UNESCO.
All’ ingresso del parco ci fermiamo a visitare il “centro de visitantes” dove oltre a una presentazione di ciò che andremo a visionare, si trova uno scheletro di balena Franca Austral. Purtroppo la balena sarà l’unico animale che frequenta questi luoghi che oggi non potremmo vedere perché rimane in queste acque fino alla fine di novembre.
Ci addentriamo nella Penisula Valdes, la strada dapprima asfaltata lascia spazio ad uno sterrato un po’ pericoloso, in quanto gli automezzi sollevano sassi e tutti i parabrezza sembravano stati oggetto di qualche bellica.
Cercando l’ avvistamento di guanachi,arriviamo alla caleta Valdes dove si trova un punto di ristoro, costituito da un self-service un po’ spartano, e incominciamo due percorsi naturali da effettuarsi rigorosamente a piedi che ci consentono di poter meglio ammirare gli stupendi paesaggi veramente incantevoli e la fauna che li popola. Questa fauna in questa parte di penisula, che è legata al continente da uno stretto itsmo largo come minimo 8 km, è costituita dagli elefanti marini, che trascorrono la loro giornata comodamente sdraiati sula spiaggia, emettendo suoni a noi umani incomprensibili.
L’attenzione che viene prestata alla tutela dell’ ambiente ed alla riservatezza della vita degli animali è notevole e assolutamente degna di menzione.
Infatti i sentieri sono contraddistinti da cartelli che oltre che ad evidenziare le norme del vivere comune quale il non gettare rifiuti ecc., invitano a rispettare il silenzio per non disturbare gli animali nel loro habitat naturale. Oltre agli elefanti marini che sono praticamente delle foche con una leggera proboscide, riusciamo a vedere da vicino, e siamo fortunati, anche due nandù, uccelli molto simili agli struzzo, nonché qualche pinguino che deve essersi un po’ più a nord rispetto al previsto. Sono buffi si muovono tutti in fila. Lasciamo questo angolo di paradiso e con un’ora abbondante di viaggio torniamo verso l’ingresso della penisula Valdes, facendo però sosta a Punta Piramides, che è una simpatica località balneare, dove sono presenti diverse barche specializzate nel “whale watching”, avvistamento balene, ma soprattutto c’è una nutrita colonia poco distante di leoni marini che sono caratterizzati da una criniera sul collo che ricorda quella dei veri leoni. Anche qui ci dilettiamo nello sport preferito della vacanza, vale a dire foto a go-go, senza mai stufarci ma trovando anzi vicendevolmente spunto per nuove pose ed immagini, aiutati certamente da un paesaggio e da una fauna più unici che mai.
La giornata, o meglio la sera giornata, si conclude con il ritorno a Puerto Madryn, dove a dispetto delle tre stelle alloggiamo in un ottimo albergo, Hotel Tolosa.
La cena è senza infamia e senza lode, anzi…in un ristorante li vicino scelto più per comodità che per il resto.
Poi tutti a nanna esausti ma soddisfatti per la stupenda giornata.
30/12/2009
Non ci sembra vero ma riusciamo a dormire per otto ore otto filate. In effetti appena saliamo sul pulmino che ci trasporterà durante la giornata, Josefina senza indugi e con molta confidenza, ci dice che abbiamo tutti un aspetto decisamente migliore e più riposato rispetto a quello della sera precedente.
Dopo un ottima colazione si parte.
Oggi abbiamo due mete. Infatti non ci bastava andare, come da programma, a Punta Tombo altrimenti definita “la pinguinera” ed allora abbiamo, plurale chiesto a Josefina, se era possibile visitare anche il museo Paleontologico di Talew.
Un’ora di viaggio, rifacendo al contrario parte del percorso del giorno precedente, e giungiamo al museo.
Il museo è molto interessante e riesce a coinvolgere anche i ragazzi, che sono entusiasti di poter vedere i fossili, resti di dinosauri e ricostruzioni dei diversi ambienti nelle varie ere con scheletri di dinosauri ricostruiti in poliuretano dopo aver reperito i fossili ed aver sviluppato i calchi.
La Patagonia, oltre ad essere oggi un tema estremamente affascinante ed interessante da visitare, ha anche una storia estremamente interessante de raccontare e nelle sue terre sono vissuti tantissimi dinosauri.
Usciamo dal museo e risaliamo in pulmino diretti al nostro principale obiettivo giornaliero PUNTA TOMBO, alias la pinguinera. Uscendo da Trelew c’è una casetta con due ragazze che vendono ciliegie, dal produttore al consumatore come recitava un vecchio slogan pubblicitario: ci fermiamo e compriamo tutti ciliegie!! Mai comprate cosi buone, poi sono anche a posto con la mia coscienza perché qui è stagione ci ciliegie!
Attraversiamo il Rio Chubut, fiume che da il proprio nome anche alla provincia nella quale ci troviamo.
Si prosegue lungo la RN3, di cui vedremo anche la fine a Ushuaia, finché facciamo una deviazione ed incomincia lo sterrato che ci accompagnerà a Punta Tombo.
Un breve (neanche tanto) sonnellino ed eccoci all’ ingresso reserva natural de Punta Tombo, dove ci attende un percorso pedonale su sentieri, passerelle e ponticelli immersi nella natura trionfante della steppa Patagonia con colori da urlo dati dal contrasto dei colori del mare, del cielo e del terreno con un, si potrebbe definire robusto vento, Patagonico, a spazzare continuamente l’aria e a mandarla più limpida pulita e tersa.
Immediatamente vediamo due guanachi che si avvicinano a non più di 5/6 metri da noi e si lasciano tranquillamente fotografare, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto ieri per immortalarli.
Immediatamente comunque comprendiamo anche in questo caso di essere ospiti e di doverci comportare di conseguenza.
Infatti oltre ad incominciare a scorgere pinguini a destra e a manca, che tendono ad aumentare di numero più ci avviciniamo verso la spiaggia, troviamo castelli che invitano a fermarsi per lasciare attraversare la strada ai pinguini!! Che bello!! Devo dire che gli Argentini hanno veramente una coscienza civile e naturale notevole. Mi immagino in Italia!
Lo spettacolo che vediamo è fantastico. Pinguini da tutte le parti, intere famiglie, sembra infatti che abbiano un forte senso di sia di coppia che della famiglia, pinguini nati da poco tempo che hanno un pelo soffice, sembrano quasi di peluche, e di colore grigino a differenza dei genitori che sono rigorosamente bianconeri. Ecco, se proprio si può trovare un difetto a queste splendide creature, è quella di ricordare troppo quella odiosa squadra di calcio, che risponde al nome della Juventus.
Ci lasciano andare in un vero e proprio safari fotografico, perché ogni foto sembra sempre quella migliore da fare, e quando ad un certo punto qualcuno dice “ metto il cannone” sembra dar luogo ad un’ azienda bellica.
Ad un certo punto riusciamo anche a scovare un armadillo, che come giustamente puntualizza la nostra guida, sembra essere una animale quasi preistorico. È molto difficile da vedere durante il giorno, perché normalmente esce solo di notte. Comunque anche lui è oggetto delle nostre attenzioni fotografiche.
Sembra che in questo angolo vivevano ben 500.000 pinguini di cosi come sono chiamati. Sono animali alti circa 70 cm e molto carini, con nessuno soggezione nei nostri confronti.
Non usciremmo più dalla Reserva, ma dobbiamo tornare a Trelew per prendere l’ aereo destinazione Ushuaia, tema del fuego in una parola: fin de mundo.
L’aereo porta ritardo di almeno un’ora quindi l’impatto , quando arriviamo a Ushuaia verso le 22.30 ed è ancora chiaro, è ancora più forte.
Ci siamo, siamo alla fine de mundo, l’ incredibile meta che sembrava irraggiungibile, ora è qui a portata di mano. La gioia è enorme.
Incontriamo subito la nostra guida Marcelo che ci conduce in albergo, Hotel los Aceros (aceri) con vista mozzafiato sulla baia.
Qualche discussione per l’ assegnazione della camere, un toast veloce, e poi via a dormire in 4 in una camera con due letti montati.
La sveglia domattina sarà presto perché alle ore 8.30 la guida ci aspetta per una giornata che si pronuncia molto stimolante ma anche dura da affrontare.
Ci si addormenta pensando e rivedendo mentalmente le immagini dell’arrivo a Ushuaia con tutte queste montagne che sovrastano la città, quasi a proteggerla, dopo giorni in cui abbiamo visto solo pianura e con una luminosità, che non è più quella quasi eccessiva della steppa Patagonica, ma completamente diversa come se avesse una tonalità di fondo quasi grigiastra.
31/12/2009
Incredibile Dictu!! Mi sveglio a Ushuaia a la fin de mundo!!
Indubbiamente questa cittadina esercita su di me un fascino incredibile, quasi difficile da spiegare.
Comunque pronti via con le solite lamentele e musi lunghi di chi non ama alzarsi presto e avrebbe preferito girarsi dall’altra parte del letto.
La nostra guida, Marcelo, è li pronta ad aspettarci e ci espone immediatamente quello che sarà il programma della giornata. Al mattino visita al parco nazionale della tema del fuego e al pomeriggio navigazione in catamarano sul canale di Beagle.
Arriviamo all’ ingresso del parco e mentre attendiamo la partenza del “treno de la fin del mundo” alla stazione ne approfittiamo per acquistare qualche souvenir e scattare qualche immagine fotografica. Non prendiamo il treno come giustamente consigliato da Marcelo perché avrebbe rallentato tantissimo lo svolgimento della nostra gita, ma aspettiamo di vederlo partire per fare fotografie cogliendone al massimo l’ elemento folkloristico. Si tratta infatti del newake dell’antico trenino che trasportava i detenuti nella colonia penale a lavorare nel parco.
Noi proseguiamo con il pulmino con il quale faremo più soste, la prima delle quali è a Esenada, dove facciamo anche un po’ di trekking, seguendo un sentierino nel bosco e facendo ritorno lungo il mare, rappresentato dal canale di Beagle. Marcello è molto preciso e puntuale nella sua illustrazione, relativa soprattutto in questo ambito della flora e della fauna. I concetti che ci rimangono maggiormente impressi sono i seguenti: pan dell’indio, rappresentato da dei nodi che si formano sulle piante, barba de viejo che è un lichene teso a proteggere la pianta dal freddo australe e dai venti impetuosi ed infine i castori, che introdotti fortemente dall’ uomo stanno creando molti problemi all’ecosistema, anche perché a differenza del loro paese di origine, il Canada, qui non ci sono i loro predatori naturali quali orsi. Lungo il mare possiamo trovare degli scorci molto belli e i colori ed i riflessi delle rocce che digradano sul mare.
Rientriamo a Ensenada dove si trova un piccolo ufficio postale, dove acquistiamo cartoline, fogli commemorativi con francobolli e ci facciamo apporre il mitico timbro della “fin de mundo”.
Scopriamo anche che c’è un po’ di rivalità da ponte cilema verso questo appellativo, perché in realtà esiste un piccolo centro cileno, Puerto Williams che è più a sud di Ushuaia.
Successivamente facciamo altre due tappe nel parque una a Lapataia e una al lago Boca. Quella a Lapatoia è veramente interessante, ci si arriva dopo una camminata lungo un sentiero e ci si trova di fronte una vista affascinante dal punto di vista paesaggistico.
Ci lasciamo andare a numerose fotografie soprattutto vicino al castello che indica la fine della RN 3 con indicazione del km che separano da Buenos Aires all’ Alaska.
Dopo questa piacevole gita rientriamo in città verso la una ed andiamo a mangiare qualcosa in un locale indicatoci da Marcello.
È un bar/ristorante/ bistro veramente particolare e carino che affascina tutti.
Ci sono oggetti, quadri, poster particolari che lo fanno apparire come una sorta di museo, inoltre mangiamo anche bene e assaggiamo la birra di Ushuaia, molto buona con un gusto unico, ma forse non sono molto obiettivo perché trovo tutto fantastico!
Una breve camminata sul lungomare e poi ci imbarchiamo sulla nostra barca o meglio catamarano che ci aspetta per la crociera nel canale di Beogle. Il timido sale che, ogni tanto nel corso della giornata ha fatto qualche fugace comparsa, ha deciso di abbandonarci completamente lasciando spazio ad un cielo plumbeo, forse più consono all’ambiente nel quale ci troviamo.
La gita è estremamente interessante perché dapprima scendiamo su un isolotto per vedere un panorama suggestivo della città e della baia e per vedere la particolarissima flora con una sorta di tappetino ispido che ricorre le rocce.
Poi andiamo a vedere l’isla de los lobos, l’isola dei leoni marini di cui avevamo già fatto conoscenza e Penisula Valdes, ma che qui vediamo più da vicino. C’è un unico maschio enorme per almeno 50 femmine, poveretto…. pensiamo noi con tutto questo harem da gestire!!
Avvicinandoci molto possiamo fare delle fotografie molto belle cogliendo anche alcuni particolari come un leone marino che mangia una centolla, il granchio Australe; ma purtroppo odoriamo anche un lezzo che ci rimane nelle narici fino a sera.
Vediamo poi un’altra isola dove ci sono i cormorani reali, uccelli bellissimi che assomigliano un po’ ai pinguini. Infine circumnavighiamo l’isolotto dove si trova il faro che è forse il simbolo di Ushuaia anche qui le foto si sprecano, cercando di cogliere ogni minima sfumatura per quanto ce ne possano essercene in un faro.
Rientrando in porto riceviamo da buoni turisti l’ attestato di navigazione sul canale Beagle che potremmo esporre con evidente soddisfazione a casa corredato da timbro, apposto anche sul passaporto.
Intanto mi intrattengo a parlare con Marcello su com’è la vita di tutti i giorni a Ushuaia e lui mi dice che effettivamente malgrado internet e i media che ti fanno sentire legato al mondo, e lui è in effetti è molto informato e aggiornato. In fondo sei isolato, perché la città più vicina dista 230 km ed inoltre se nel periodo estivo come adesso, c’è un certo movimento legato al turismo, la città è cresciuta moltissimo negli ultimi 10 anni, nel periodo invernale il sole sorge alle 10 e tramonta alle 16 e di movimento turistico non se ne parla. Dice che bisogna essere molto forti e con un notevole equilibrio per poter vivere qui, infatti c’è la stessa sindrome che contraddistingue i paesi scandinavi, che a mondo rovesciato si trovano nella stessa situazione, vale a dire alto tasso di alcoolismo e suicidi… Peccato!! Evidentemente c’è che non resiste alla triste vita metropolitana e chi non riesce a sopravvivere nella eccessiva tranquillità di un luogo di frontiera.
Scendiamo nella terra ferma e facciamo una sosta al “Locutorio” per telefonare oltreoceano e fare gli auguri per il nuovo Anno che sta iniziando a genitori, sorelle, fratelli, fidanzati ecc.
Poi il nostro pulmino ci riporta in albergo, dove riposiamo per qualche ora prima della cena che ci accompagnerà all’ Anno nuovo e a festeggiare il compleanno di Camilla.
La cena non è male a base di pesce, dalla centolla presente nel piatto di entrata, al merluzzo nero decisamente molto buono. Un trittico di dolci completa la cena.
A mezzanotte brindiamo all’Anno nuovo e al compleanno di Camilla con uno spumante argentino dal nome indicativo chandon ed una torta che la prevedente mamma ha fatto preparare.
01/01/2010
Anno nuovo vita nuova? No perché questa non è poi male!!
Ce la prendiamo comoda questa mattina per la gioia di qualcuno, non dirò chi.
Scendiamo poi a Ushuaia e ci scateniamo a vedere tutto quanto è possibile vedere.
Percorriamo la strada costiera, Avenida Maipù fino ad arrivare all’antiga Casa Belau, andiamo fino al punto panoramico da cui fotografiamo per l’ennesima volta la baia e la città, vediamo il monumento ai caduto per le Falklands/Malvinas infine risaliamo per Avenida San Martin dove, dopo innumerevoli ricerche riusciamo a trovare il famoso cartello con tutte le indicazioni di distanza delle principali città del mondo. Siamo del bambinoni lo so però va bene così!
Ah dimenticavo, nella nostra deambulazione siamo accompagnati da un ammasso di pulci che ci ha sostanzialmente adottati.
Tra un fato e l’altro, tra un negozio e l’altro, chiusi purtroppo per la festività, ci si accorge che la città torna a vivere e a riempirsi, in quanto probabilmente la maggior parte delle persone avevano fatto le ore piccole festeggiando il nuovo anno.
Con una sosta in una panetteria a reperire generi di prima necessità e a fatica, qualche indicazione, gironzoliamo per la città piacevolmente apprezzandone soprattutto la via principale rendendoci conto che un progetto non è stato pensato fino ad ora.
Purtroppo prima delle 14 abbiamo il ritrovo per recarci in Aeropuerto dove alle 16.00 abbiamo il volo per Calafate.
L’aeropuerto di Ushuaia è nuovissimo creato con una struttura di travi di legno, assolutamente non urbnanistico e molto piacevole, particolarmente all’interno, struttura assolutamente da far vedere e da copiare anche da noi.
Attendiamo il volo e poi… giallo finale non ci permettono di portare i trolley come bagaglio a mano e dobbiamo imbarcarli in stiva. Boh!!
Ah dimenticavo! All’aeropuerto di Ushuaia siamo riusciti a comprare Coriere della sera + Gazzetta a 1 dicesi 1 pesos = 20 centesimi. Che affare!!
Varrebbe la pena di venire qui a comprarli!!
50 minuti di volo ed un paesaggio completamente differente appare sotto di noi appena usciamo dalle nuvole. È nuovamente la steppa Patagonica solcata da un carro d’acqua chiamata Santa Cruz come il nome della provincia nella quale ci troviamo.
Siamo a El Calafate, graziosa cittadina sorta in funzione turistica negli ultimi anni e passata da 5000 a 22000 abitanti.
La nostra guida qui è una ragazza di nome Soledad, ma preferisce farsi chiamare Sole. Non è autoctona ma vieni qui stagionalmente da una zona sopra Buenos Aires, dove abita.
Prende un paio di granchi ma ci può stare o meglio lasciamo correre: siamo in vacanza e che vacanza!!
Veniamo alloggiati in un hotel molto carino il KOSTEN AIKE, forse il piu bello di El Calafate.
È tutto in legno le camere sono spaziose e ben arredate, il personale molto gentile e disponibile.
Usciamo sotto una pioggia torrenziale a dare un’ occhiata alla città e a prendere l’occorrente per la colazione a sacco per la gita in barca di domani. Mettendo assieme pesos, euro e soprattutto la cordiale disponibilità del panettiere, riusciamo a costruirci delle borse da viaggio per l’indomani ( lunch box è il termine più appropriato).
Decidiamo, visto il tempo ed il fatto che, anche la sveglia domani suonerà presto, di cenare in albergo. La scelta risulta essere perpendicolarmente felice infatti facciamo conoscenza con il cordero Patagonico (ottimo) e anche chi gira su un più tradizionale bife de lano è soddisfatto. Il tutto sempre accompagnato da un ottimo MAIBEC, dal nome nugrentante saurus Patagonia.
Infine assaggiamo il helados al Calafate, nome del frutto che dà origine alla città.
Simile ad un nostro ribes o mora, è veramente buono.
Poi tutti a nanna perché domani mattina la sveglia suona alle 6.30 per partenza per la gita in barca sul lago Argentino.
02/01/2010
Sveglia all’alba, colazione ottima e abbondante ( quest’albergo è veramente carino), poi alle 7.30 tutti sul pulmino pronti per dirigerci per la gita odierna al lago Argentino. Arrivati a Punta Banderas, dopo aver notato sulla sinistra dapprima guanachi e poi pecore e mucche, di razza inglese Hereford, ci specifica la guida, scendiamo dal pulmino e saliamo sull’ imbarcazione che per tutta la giornata costituirà la nostra dimora. Appena usciti dal piccolo porto in direzione del ghiacciaio Upsala, nome tipicamente svedese ed in effetti scopriamo che cosi è stato chiamato in omaggio all’ Università di Upola per gli studi effettuati qui, iniziamo a preoccuparci perché il catamarano “balle” tremendamente. Per fortuna tutto questo dura pochi minuti, anche perché il nostro interesse è subito conquistato dagli iceberg, che compaiono a dritta e a manca, delle più svariate dimensioni. Bellissimo, incredibile navigare in mezzo a questi blocchi di giaccio la cui parte sulla superficie dell’acqua, è pari al 10/15% del totale. I colori che assumono, se colpiti o meno dai raggi del sole, sono molto intensi.
Questa sarà la caratteristica, così ci viene spiegato, dei riflessi e delle sfumature di colore, che vengono assunti dal ghiaccio, in relazione al tempo. In effetti il ghiaccio tende a diventare più azzurro in assenza di sole, mentre con quest’ultimo ci appare decisamente più bianco. La navigazione prosegue verso il ghiacciaio Upsala, ma siamo sfortunati, in quanto il canale di accesso è bloccato dalla presenza di numerosi blocchi di ghiaccio e diventa pertanto invalicabile. Devo dire che gli Argentini sono molto corretti e avevano avvertito della presenza di questo problema all’ inizio della navigazione invitando che non voleva più effettuare la crociera, a scendere restituendo il costo del biglietto. D’altronde è la natura che ha deciso così, perché questo fenomeno non si ripeteva da ben 20 anni. Comunque no problem perché parque nacional de glaciares, patrimonio dell’ umanità dal 1981, ci sono tante cose da vedere.
Infatti ci dirigiamo verso il ghiacciaio spegazzini, dove il muro di ghiacciaio che si presenta davanti ai vostri occhi è il più alto oltre 100 metri seppure non il più famoso del parque .
Lo spettacolo è estremamente affascinante, perché si fa fatica a comprendere le dimensioni soprattutto in termini di altezza e serve avere un battello vicino da inserire nelle fotografie che effettuano, per renderci conto fino in fondo di quanto alto sia. Dicevo che questo è il più ma non il più esteso e neanche il più famoso perché tutti questi appellativi aspettano al principe dei ghiacciai, il Perito Moreno, di cui oggi ci gusteremo un anteprima navigando lungo il brazo Nord del Lapo Argentino e a cui dedichiamo l’intera giornata di domani. È semplicemente maestoso, approcciarlo da vicino, è decisamente qualcosa di diverso dal vedere le immagini fotografiche o televisive che già avevamo visto prima di giungere fin qui.
Probabilmente ci hanno portato a vedere questo lato del perito Moreno per farci venire l’acquolina in bocca per il giorno dopo e devo dire che hanno sicuramente raggiunto lo scopo.
Cercando di cogliere quante più foto possibili con tutti gli stupendi ed inusuale particolari paesaggistici che ci vengono affetti da questa navigazione, dal colore del lago, alle montagne che lo circondano e sembrano volerlo abbracciare e custodire, agli iceberg che lentamente vanno alla deriva, rientriamo in porto e con il nostro pulmino prendiamo la direzione dell’albergo.
Siccome non siamo mai sufficientemente stanchi, ci facciamo lasciare all’ inizio di El Calafate dove si trova una laguna abitata da fenicotteri rosa e da svariate qualità di uccelli. Ci sono dei colori da urlo, si potrebbe definire il paesaggio come bucolico, veramente stupendo.
Soffia, e usare questo termine, è un eufemismo un vento Patagonico che rischia di sradicarci, anche il sottoscritto malgrado la non indifferente staffa.
Rientriamo a piedi verso l’albergo notando delle ville molto belle, posizionate in direzione del lago. Più tardi scopriremo che appartengono alla Presidenta Argentina e al di lei marito, ex- presidente a sua volta.
Andiamo a fare quattro passi in città: El Calafate è un borgo carino con tanti negozi, bar, ristoranti, banche… L’unica cosa che non funziona sono, malgrado le assicurazioni della nostra guida, le case da cambio, cosicché ci ritroviamo senza pesos argentini.
Le proviamo tutte: entriamo in un supermercato andiamo a telefonare in un locutorio, ci sediamo esausti in un bar/ pub a sorseggiare un ottima birra locale. Ma il risultato è sempre lo stesso non si riesce a cambiare oppure ti propongono il cambio a livelli di usura 4.50 contro il solito 5.50!!
Riusciamo lo stesso ad acquistare qualche souvenir, pagando con carte di credito, tra le facce attonite ma sempre molto disponibili dei negozianti Argentini.
Infine alle 20.00 andiamo a messa, la chiesa molto particolare si trova in fondo al paese. Appena fuori dalla chiesa si trova una statua dedicata a S. Giovanni Bosco, che viene ovviamente immortalata. Anche a Ushuaia c’erano ritratti di S. Giovanni Bosco ed una chiesa nella quale non siamo riusciti ad andare ad andare a messa perché al 1 dell’ anno la facevano alle 20.00, e noi a quell’ ora non eravamo più li.
Ascoltiamo la messa, il prete è molto gioviale e simpatico, al termine della cerimonia si posiziona davanti alla porta di uscita e saluta uno ad uno tutti i fedeli che hanno partecipato alla funzione, baciando ed abbracciando i bambini e dando una stretta di mano agli adulti.
Anche questo mi piace lo trovo un atteggiamento molto cordiale che crea comunità. Un’altra cosa che noto e già l’avevo notata a Ushuaia in chiesa è la presenza al fianco dell’altare da una parte una bandiera Argentina e dall’altra della bandiera Vaticana.
Mentre torniamo in hotel per cenare e sono le 21.30 abbondanti ma dalla luce sembrerebbe si è no tardo pomeriggio, troviamo, quello che abbiamo cercato per buona parte della giornata, la possibilità di cambiare denaro in un negozio il cui proprietario è argentino ma ha vissuto 8 anni in Italia a Milano.
La cena in hotel è all’altezza della serata precedente.
03/01/2010
Con calma questa mattina, ci svegliamo e facciamo la solita abbondante colazione che ci offre il Kosten Aike.
Mi lascio tentare, tra l’ altro, dalla marmellata di Calafate, e devo dire che in effetti molto buona come quella di lamponi ( grambuesa) e di sambuco.
Anche questa mattina siamo stati svegliati da un magnifico sole, che aprendo i tendoni della finestre introduce una luminosità fuori dal normale.
La luminosità è sicuramente una delle caratteristiche principali che mi rimarranno impresse di questo viaggio. È una luce diversa, e mio modo di vedere, ora quella con la quale conviviamo normalmente e che esalta i colori dei paesaggi.
Alle 9.45 puntuali più che degli svizzeri, guida e autista sono ad attenderci davanti all’ hotel.
Oggi giornata interamente dedicata a sua maestà il Perito Moreno. Ripercorriamo la strada del giorno precedente fino ad un bivio dove, anzichè andare a destra per imbarcarci, prendiamo a sinistra per andare a vedere il Perito Moreno dal e poi dalla Peninsula Magallanes. Strada facendo effettuiamo un paio di soste a fotografare panorami e ad assaggiare il calafate, frutto quasi raro simile al mirtillo.
Soledad ci dice che chi assaggia il calafate tornerà in Patagonia. Speriamo sia vero, comunque a causa di equivoci e per non lasciar nulla di intentato, ne mangio in abbondanza. Ci tornerei proprio volentieri in queste terre!!
Prima di arrivare alla Peninsula Magallanes per fare trekking, facciamo anche una breve crociera della durata di un’ora per vedere il Perito Moreno dell’acqua anche dal braccio sud (brazo sud) del lago Argentino. Il ghiacciaio, che è assolutamente favoloso, è stato dedicato a questo topografo, perito per l’appunto, Francisco Moreno, che aveva per primo contribuito a scoprire questi luoghi e a fargli attribuire all’ Argentina e non al Cile, utilizzando il concetto che il confine naturale tra i due paesi, passa lungo il cime più alte delle Ande. Questo principio, appoggiato anche dall’ Inghilterra alla fine del’800 ha consentito che questi ghiacciai rimanessero in Argentina e non in Cile. Sulla barca come sulla terra ferma successivamente, lo sport del giorno diventa la ricerca con conseguente foto per immortalare, di rotture nel ghiaccio che diano luogo fragorose a cadute di pezzi di ghiaccio nell’acqua. Di rotture, sia pure di frammenti, se ne verificano nel corso della giornata, ma principalmente quando noi percorriamo le passerelle nel bosco. Non sempre siamo fortunati!!
Il ghiacciaio tende a legarsi, con la propria avanzata che è pari a 1-1.5 metri al giorno, alla terra ferma. Questo comporta una crescita del livello dell’ acqua nel braccio Sud, che può arrivare anche a 12 metri in più di altezza rispetto all’altro braccio. Infatti dalla parte Sud guarderemo la costa si vede una zona come di rispetto dove non cresce vegetazione perché evidentemente le esondazioni sono frequenti.
Poi l’acqua trova la sua strada per passare dall’altra parte, adesso attraversa una vera e propria galleria, più volte immortalata, altre volte mediante rottura fragorosa di tutto il fronte che ultimamente si sono manifestate nel 2006 e nel 2008.
Rientriamo dalla gita in barca e veniamo condotti all’ ingresso della zona, dove attraverso scale e passerelle ci avvicineremo quanto più possibile ai punti panoramici da cui osservare in tutte le sfaccettature possibili il maestoso ghiacciaio. Di fronte all’ umana grandezza del Perito Moreno, ci si rende conto di quanto l’ uomo più utilizzando la propria intelligenza (o presunta tale) e la propria capacità, mai riuscirà a costruire qualcosa di così entusiasmante come la natura, e solo lei ha saputo fare. Il fronte del ghiaccio è di quasi 6 km la lunghezza di 30 km, vedendo dall’ alto dei miradores appare un enorme lingua bianca tutta frastagliata sulla parte superiore che si butta nell’ acqua come per cercare refrigerio.
Veramente uno spettacolo unico al mondo, anche perché non siamo a 1000 metri di altitudine ma siamo sui 300.
Percorriamo le passatoie in tutta la loro estensione, non tralasciando alcuno scorcio perché l’ultimo è sempre il migliore, e questa tonalità di luce è unica, riservandoci il lavoro di visionare ed effettuare delle scelte per casa, di tutte le foto effettuate abbiamo anche la fortuna, ad un certo punto, di essere sorvolati da due condor, un maschio ed una femmina, che immediatamente finiscono nel mirino dei… nostri teleobbiettivi.
Scorgiamo anche un topolino chiamato Natan, nonché uccellini con il petto giallo molto simpatici, e per nulla intimoriti dalla nostra presenza.
Ridendo e scherzando sulle passatoie percorriamo circa 1km a piedi passando da una parte all’altra. L’ unico rimpianto che ci rimane ma che potrebbe anche darci lo stimolo per ritornare è di non avere fatto la passeggiata sul ghiaccio: lacuna dell’agenzia che non ci aveva avvertito anche perché andava prenotata prima e non al momento. Anche se per far sì e no un ora di camminata bisognava occupare 5 ore di tempo.
Rientrando a Calafate con il pulmino notiamo notiamo anche delle entancias isolate quasi si potrebbe fare un pensierino.
In hotel ci svaghiamo un po’ tra biliardo, ping-pong e calcetto prima di uscire ancora in El Calafate. Forse stasera ci appare ancora più carina e familiare con i raggi di sole che si insinuano nei negozietti molto caratteristici e quasi tutti di legno.
Questa sera si cena fuori alla Tablita che è il ristorante più famoso a El Calafe! Abbiamo dovuto prenotare il giorno prima perché è sempre super affollato. In effetti oltre ad essere piacevole dal puto di vista architettonico, si mangia anche molto bene. Dalla griglia mista alla provoleta, alla salsiccia non ci lasciamo sfuggire nulla, il tutto sempre accompagnato da un ottimo MALBEC, reserva fin de mundo. Il malbec è ormai diventato nostro compagno di viaggio!!
È piacevole passeggiare lungo la strada principale di El Calafate alle 22.30 con il sole ancora in essere, chissà che tristezza quando torneremo a casa ed alle 5 del pomeriggio sarà già tutto buio.
04/01/2010
Che tristezza!! Abbandoniamo la Patagonia! Dopo una settimana questa mattina prendiamo l’ aereo per rientrare a Buenos Aires, lasciandoci cosi alle spalle queste lande selvagge e affascinanti. Arriviamo in aeroporto, paghiamo il solito gabello ,costituito dalla tassa di imbarco e attendiamo il volo.
Notiamo sulla piccola pista dell’ aeroporto di El Calafate la presenza di due aerei presidenziali, ulteriore testimonianza della partenza in loco della Presidenta. Gli stessi aerei decollano poco prima del nostro e li rivediamo successivamente a Buenos Aires.
Tre ore di volo e sembra di essere precipitati in un girone Dantesco. Infatti appena usciamo dall’ aeroporto sentiamo i vestiti appiccicarsi ed incominciamo a sudare: fa molto caldo ma soprattutto c’è molta umidità!
C’è Laura sorridente ad attenderci, via sul pulmino e poi in albergo, dove come all’andata fanno un gran casino con le camere. È inutile spendere soldi per programmi software costosi, è sempre la testa che deve comandare. Quando incomincio a vedere la schermata del computer che indica le camere con i diversi colori, purtroppo non riesco a tenere queste considerazioni per me, ma le esterno in modo forse un po’ fragoroso ma se non altro efficacie!!
Ci si alleggerisce d’abito e si parte per un nuovo tour della città per vedere la parte nord, in particolare i quartieri Palermo e Recoleta. Già entrando in città dall’ aeropuerto avevo visto delle vere e proprie favelas poco distanti da questi quartieri residenziali. Laura sostanzialmente ci dice che in queste favelas c’è molto narco traffico e la polizia non entra neanche pertanto non c’è nessuna legalità.
Torniamo al discorso di città dai forti contrasti!!
Il quartiere Palermo è indubbiamente molto bello, con dei viali ampi, dei parchi, dei palazzi molto belli, storici per quanto un paese cosi giovane si possa utilizzare questo termine. Ci sono tutte le principali ambasciate distinte tra Palermo e Recoleta, ci sono tutti i negozi con le firme più classiche e più alla moda, sia in campo di abbigliamento che di pelletteria gioielli ecc.. Insomma sembra di essere in una qualsiasi città europea forse l’ impronta più forte sembra essere quella francese, ma magari sono condizionato soprattutto dalla presenza di boulevard.
Effettuiamo un paio di soste, la seconda delle quali è Recoleta per visitare un famoso cimitero, che sicuramente ha poco o niente del luogo di culto. Ci sono da una parte e dall’ altra. Qui ci sono i morti delle famiglie più importanti, gli altri sono in cimiteri normali. Tra la tomba di un ex-presidente e quella di un generale, vediamo anche quella che per noi occidentali è la più famosa, quella di Eva Durante in Evita, nell’ accezione popolare. È da pochi anni che si trova qui perché prima era stata tummulata in altri luoghi tra cui Milano.
Usciamo dal cimitero e l’impatto è alquanto stano. Infatti tutto intorno al cimitero è pieno di palazzi, con ristoranti e locali alla moda dove alla sera c’è molta movida: il sacro e il profano!
Abbandoniamo questi quartieri e ci facciamo lasciare in Plaza San Martin in centro.
L’idea che mi son fatto di Buenos Aires, è sicuramente quella di una città, costituita più che da quartieri da vere e proprie città, autonome e diverse tra di loro.
La grande intuizione urbanistica, oltretutto molto giocata di anticipo, è stata quella di creare un viale come 9 de julio, che costituisce forse l’ unica ossatura della città, ma oltretutto è di dimensioni tali (16 corsie) da sopportare 1’ odierno flusso di traffico. È incredibile perché è stata creata nel 1936!!
Una volta scesi a S.Martin, ci imbarchiamo nella pedonabile Calle Florida; dove sembra che tutto il mondo si sia dato appuntamento a giudicare dalla moltitudine di persone presenti.
Negozi di ogni genere, c’è chi si butta sull’ abbigliamento, “vero Camilla” , e chi sull’ abbigliamento sportivo, nella fattispecie completi da calcio dell’Argentina ecc. “vero Edoardo”.
Ci sono anche spettacoli in strada, una in particolare tutti vedendo quello che un ragazzo riesce a fare con la palla. È fantastico!!
Visitiamo le Galerias Pacifico, che sono un po’ stile Galerie le Fayette, ne vale sicuramente la pena.
Ci sono negozi delle principali marche ma è l’atmosfera molto carina con le decorazioni natalizie. Percorriamo florida fino in fondo al incrociare la diagonale dove si trova il nostro hotel. Però non stanco mi dirigo verso l’avenida de julio a fotografare obelisco e non e poi a vedere il mitico, caffè Tortoni sperando di riuscire ad entrare, cosa impossibile, visto che fuori c’è una coda in fila indiana che attende di almeno 100 persone!! Abbandono ogni speranza, anche perché alle 20.15 c’è l’autista a prenderci per portarci ad un locale tipico dove cenare ed assistere ad uno spettacolo di tango.
Il locale si chiama “La Ventana”, si trova a San Telmo, è tipico oppure ben rifatto e crea un’atmosfera particolare.
Ceniamo abbastanza bene poi inizia lo spettacolo che è a prevalenza tango ma in realtà tiene conto di tutte le esperienze musicali argentine della celebre “don’t cry for me Argentina” a “El Condor pasa” ad altre musiche andine.
È chiaramente uno spettacolo molto commerciale, a puro uso dei turisti, però in ogni caso piacevole e utile per avvicinarci maggiormente alta cultura ed al folclore argentino.
05/01/2010
Sveglia presto, tanto per cambiare, colazione, pulmino aeropuerto e partenza destinazione iguazù , nord est del paese al confine con il Brasile ed il Paraguay.
Dopo un’ora e quaranta di volo giungiamo a destinazione, il pilota dell’aereo gentilmente ci fa sorvolare in fase di atterraggio le cascate dall’alto: sono veramente magnifiche.
Troviamo subito la nostra guida è una bella ragazza brasiliana di nome Mara. Ci viene a prendere con un pulmino argentino molto piccolo poi dopo due minuti sosta e cambio pulmino, ora Brasiliano decisamente più grande.
Non poteva venire con questo in aeropuerto, ci spiega, perché le autorità argentine vogliono solo quelli argentini!
Primo segno di una rivalità che vedremo anche successivamente. Diciamo che Argentina e Brasile di possono definire come amicinemici.
Stabiliamo subito il programma della gita di oggi cataratas (cascate) dal lato brasiliano domani mattina da quello argentino.
Vogliamo strafare e ci riusciremo!
Come prima cosa dobbiamo attraversare la dogana argentina e quella brasiliana.
Che impresa!! Noi europei abituati a muoverci liberamente con Schengen, rimaniamo attoniti e anche un po’ incazzati a vedere quanto tempo si butta via per una semplice formalità.
Elaboriamo ovviamente tutte le nostre teorie su come migliorare la situazione pur sapendo che in ogni caso rimane un semplice esercizio mentale.
Dunque siamo in Brasile!!
Come prima cosa decidiamo di effettuare il volo in elicottero sopra le cascate e anche il sottoscritto, che illo tempore, si era rifiutato di sorvolare il Grand Canyon, cede alla tentazione. È il nostro battesimo del volo in elicottero e devo dire che l’esperienza è straordinaria. Infatti sorvoliamo tre volte le cascate, riuscendo a cogliere delle immagini da urlo: sembra di vedere un enorme frattura che risucchia tutta l’acqua possibile.
Il volo dura una decina di minuti ma ne vale assolutamente la pena di provarlo.
Ti trasmette un’ emozione unica ed indimenticabile.
Oltretutto dall’ alto vediamo anche tutta la foresta sottostante e la confluenza dei fiumi Paranà e Iguazù che da origine alle cascate.
Scendiamo dall’ elicottero, qualcuno con lo stomaco decisamente provato dall’ esperienza e ci dirigiamo all’ interno del parque dove prenderemo dei bus aperti trainati da una jeep che ci porteranno al fiume dove verremo imbarcati per vedere les centrales anche dell’acqua.
Mentre siamo in coda, che sarà la costante di questo luogo, anche per una imponente disorganizzazione, facciamo conoscenza con gli elementi più tipici della fauna locale: sono dei simpatici animaletti dalla lunga coda a righe, sembrano procioni ma si chiamano uati in lingua guaranì.
Gironzolano tranquillamente in mezzo ai turisti interessati soprattutto ai cestini dei rifiuti, per trovare magari del cibo.
Finalmente è la nostra volta, scendiamo nella foresta su queste carrozze seguendo poco quanto ci viene narrato a dire il vero, finché scorgiamo quello che viene chiamato porto, ma si tratta in realtà di una casupola di legno da dove portano i gommoni che solcano il fiume e conducono i turisti direttamente sotto la cascata.
Questa è sicuramente la parte più ludica di tutta la vacanza, dove il Peter Pan che è più o meno che è in ciascuno di noi, si scatena e viene fuori alla “grande”: in una parola siamo tutti bambinoni!!
Saliamo a bordo lasciando a Mara ,il cui nome è guaranì, i nostri effetti personali, tenendo con noi solo la macchina fotografica, che utilizziamo solo per la prima parte della gita.
Una volta a bordo mettiamo in salvo anche le scarpe e via si parte!
Si solca il fiume prima di arrivare in prossimità delle cascate, riscontrando una notevole intensità di corrente dell’ acqua.
Poi ad un certo punto ci vengono richieste le “cameras” che sono riposte in una busta ermetica “waterproof” e dopo pochi istanti capiamo subito il perché. La barca si tuffa letteralmente sotto le cascate e immediatamente siamo bagnati come di pulcini da capo a piedi. Rifacciamo il passaggio 2 o 3 volte è troppo bello, siamo tutti entusiasti il massimo del divertimento.
Siamo schiaffeggiati dalle onde e “docciati” dalle cascate, con una sensazione incredibile perché quando sei sotto non si vede più niente, sembra di essere in mezzo alle nuvole o alla nebbia.
Rientriamo alla base e dopo un po’ di coda, dove nel frattempo sgoccioliamo e ci asciughiamo.
Rivediamo il pulmino che ci porterà all’ inizio della passeggiata sulla passerella dal lato brasilia.
Percorriamo più volte nei punti panoramici e non, finché arriviamo vicini a quella che è la cascata più famosa del parco: la “Garganata del Diablo”, la gola del diavolo.
Qui c’è una passerella che si estende all’ interno della cascata e man mano che ci si addentra gli spruzzi parallelamente allo spettacolo diventano sempre più intensi: praticamente seconda doccia della giornata rischiando di mettere a repentaglio la machina fotografica. Ma vuoi mettere delle foto con l’arcobaleno davanti alla Garganata del Diablo??
Un po’ esausti risaliamo le scale e torniamo verso il pulmino.
Solite code alla dogana brasiliana e argentina poi finalmente riusciamo ad arrivare in albergo e che albergo!
Hotel Amerian , situato dove c’è un punto panoramico che domina l’incanto dei fiumi e si vedono tutte e tre le nazioni; Argentina; Brasile; Paraguay.
L’Hotel è veramente stupendo, ci sono i soliti casini con le camere, ma oramai siamo abituati a conviverci, anche perché la meta che vediamo tutti davanti a noi è quella di un bel tuffo in piscina, al crepuscolo della giornata entusiasmante ma anche faticosa che abbiamo vissuto.
Mi immergo nell’acqua come una bustina di thè, che piacere. L’acqua è molto calda, come sul dire temperatura ambiente, riusciamo a cogliere questi momenti per rilassarci. Inoltre l’illuminazione sia all’interno della piscina che fuori crea un atmosfera molto particolare, immersi nella giungla, vicino alle cascate.
Concludiamo la serata con una cena in hotel, dove si mangia seriamente bene ma c’è un servizio che definito lento è un eufemismo!!
06/01/2010
Ultima sveglia all’alba. La sveglia è puntata alle 6.30 ma la luce che piacevolmente si insinua tra i tendoni della camera mi sveglia alle 5.30. un po’di dormiveglia e poi via si parte alle 7.15 puntuale la nostra Mara già ci attende con il pulmino e autista incorporato. Dobbiamo essere all’ apertura del parco prima delle 8.00 per poter prendere il primo trenino interno che è quello delle 8.30. infatti nella parte argentina del parco c’è un trenino che con due stazioni, conduce ai luoghi di maggior interesse delle cascate di Iguazù, la Garganata del Diablo e le passeggiate superiori ed inferiori.
Ah dimenticavo !! anche le cascate di Iguarù fanno parte dei patrimoni dell’ umanità tutelati dall’ UNESCO fu dal 1985. Inoltre la nostra guida ci informa anche che sei mesi fa le cascate erano praticamente senz’ acqua in quanto i fiumi vivono di pioggia e sono interrotti da 5 diche che servono per la produzione dell’ energia elettrica e quindi, compensabile vedendole oggi, dolce cascate ma scendevano nel faccio d’ acqua.
Poveri turisti!!
Saliamo sul primo trenino, scattando le foto di rito e accettando pacificamente l’innovazione delle farfalle avendo anzi come unica preoccupazione quella di fare aprire loro le ali in modo tale da poterla fotografare meglio.
Che bello sono con i colori variopinti. Purtroppo le uniche molto belle con i colori nero azzurrini non riesco mai a fotografarle. Però notizia positive da questi colori arriveranno prima ancora di scendere dal trenino perché super Mario Balotelli ha portato in vantaggio l’Inter contro il Chievo.
Miracoli della tecnologia: in mezzo alla giungla tra Argentina e Brasile, in uno dei luoghi sinceramente più belli che esistano al mondo, per lo meno di quelli che ho avuto la fortuna di vedere, a 1500 km di distanza dall’ Italia riusciamo a mezzo telefonino a vedere il goal cinque minuti cinque dopo la realizzazione.
Con lo spirito più tranquillo e rincuorato delle notizie provenienti dall’Italia, scendiamo alla seconda fermata del trenino destinazione Garganada del Diablo. Il percorso a piedi è abbastanza lungo 1.1 km ad andare e lo stesso a tornare su passerelle in acciaio che hanno sostituito quelle in legno, che ci dice la guida sono state distrutte da una piena 7 anni orsono.
In effetti vediamo ancora qua e la tratti di passatoia in legno mezzi diroccati.
Vediamo delle tartarughe mentre passiamo nel luogo dove normalmente staziona un caimano senza peraltro riuscire ad incontrarlo con la Garganada del Diablo dal lato argentino è ancora più esplosivo in quanto si arriva veramente vicino alle cascate.
Più di tanto con la macchina fotografica non si può fare, essendo elevato il rischio di rovinarla, mi faccio una bella e salutare doccia con gli schizzi portati dal vento che riesce ad attenuarmi per un po’ la calma insistente.
Non mi stuferò di dirlo: è assolutamente fantastico e la mente mi porta a pensare ed a cercare di provare le sensazioni e le emozioni che hanno vissuto coloro che hanno scoperto questi luoghi facendosi spazio nella giungla senza la presenza di strade, aeroporti o semplicemente di media, che hanno fatto girare queste informazioni!
Assolutamente unico un luogo così non si può definire in altro modo come cosi pure diventa difficile esternare fino in fondo le emozioni che proviamo.
Rientriamo alla base, risaliamo sul treno e scendiamo alla prima fermata per affrontare l’ultima parte della nostra visita alle cascate di Iguazù : la passeggiata inferiore.
È diversa rispetto a quella che abbiamo fatto poc’anzi l’inquadratura della scena ma lo spettacolo rimane sempre fantastico!!
Arrivato al Salto Bossetti, confortato dalle notizie sulla definitiva conferma della vittoria dell’inter ed espletato il rito di tutte le foto possibili ed immaginabili, lascio il mio zaino in custodia e mi lascio ad una fantastica doccia naturale primordiale che suona come un ritorno alla natura e ad una dei mai principali elementi che è l’ acqua. Mitico, impagabile momento, termine di una visita in un parco veramente molto, molto bello ed entusiasmante.
Facendo un po’ di recupero cinematografico penso proprio che appena a casa vedrò “Mission” cosi da ricordare immediatamente i luoghi visti e focalizzati maggiormente nella mia mente.
A questo punto non ci resta che lasciare il paradiso terrestre ed andare in aeropuerto per prendere l’ ultimo volo interno Argentino, ahimè!!
Destinazione Buenos Aires.
All’arrivo a Buenos Aires c’è Laura ad attenderci, decidiamo con lei un programma visto che il volo per l’ Italia parte 4 ore di ritardo.
Andiamo a visitare La Boca, con più calma e tranquillità, dedicandoci un po’ allo shopping tipico della vacanza per portare qualche ricordo ad amici e parenti.
Oggi Buenos Aires ha un aspetto diverso rispetto alle altre 2 volte che l’ abbiamo vista, riesce ad avere un fascino che prima non eravamo riusciti a scorgere. Merito di un temporale notturno, che ha reso il cielo limpido, abbassato la temperatura, tolto l’ alfa apprensiva dei giorni scorsi.
Approfondiamo con Laura, che è veramente una persona piacevole e socievole un sacco di argomenti relativi all’ Argentina ed alla sua vita di tutti i giorni.
Dopo La Boca, con la sua esplosione di colori resi ancora più evidenti e risaltati dalle condizioni odierne, andiamo a Puerto Moreno dove visitiamo la nave scuola della marina Argentina “Sarmiento” un po’ come la nostra Amerigo Vespucci, anche questa visita è comunque interessante. Infine prima di andare in Aeropuerto, ci concediamo un ultima cena Argentina e che cena!! A la chacra. El asador mas tipico de Buenos Aires, dove con la sapiente complicità di un cameriere di origine italiana, ci abbuffiamo letteralmente di ogni genere di leccornie della provoleta, bife de chorizo, alle empanadas e per finire le ciliegie, che cosi buoni non ce le ricordiamo da quando eravamo piccoli .
Abbiamo finito in gloria giustamente come divino è stato questo viaggio.
Mentre all’attesa del volo, spostato alle 2.45 di notte, sto scrivendo questi ultimi appunti relativi alla giornata appena trascorsa, mi lascio andare a delle considerazioni globali sul viaggio, che a mio modo di vedere è stato assolutamente fantastico, ovviamente dal mio punto di vista ad in relazione a quello che io andavo e vado cercando, vale a dire l’esaltazione di un rapporto con la natura in questa fase della mia vita è assolutamente fondamentale.
In quest’ottica penso che trovare un concentrato cosi come noi abbiamo potuto trovare in questo viaggio, sia quasi possibile da realizzare.
Questo mi porta a affermare che quello che noi stiamo finendo non è un viaggio qualsiasi come tanti ma il viaggio dove siamo passati da paesaggi marini stupendi ad atmosfere da fine del mondo, da ghiacciai unici al mondo a cascate che altrettanto lo sono!!