VIAGGIO IN ISRAELE: Finalmente la terra promessa!

VIAGGIO IN ISRAELE: Finalmente la terra promessa!

Il viaggio desiderato fin dalla gioventù, più volte rimandato, perché ogni volta sembrava essere quella non giusta, per paura, terrore di trovarsi in situazioni non propriamente consigliabili , finalmente si realizza!! Siamo in Israele!!

A salutarci un bel busto in bronzo di David Ben Gurion, colui che è stato il fondatore dello stato di Israele.

Neanche 4 ore di volo ci hanno permesso di giungere fin qui, è un po’ lunga la procedura di accesso, ma ce lo aspettavamo, eravamo già stati preparati a questo. D’altronde devono stare ben attenti a chi entra per evitare possibili attacchi terroristici o di altro tipo.

All’uscita dell’aeroporto, insieme al nostro gruppo, troviamo ad attenderci la nostra guida durante gli spostamenti in questa vacanza in Israele: si chiama Haiman, è un simpatico cristiano che si dimostra subito molto aperto, socievole e disponibile al colloquio.

Prima tappa è Tel Aviv, il cuore pulsante di Israele. C’è un detto in Israele che dice: “ A Gerusalemme si prega, mentre a Tel Aviv si lavora’’. Giusto per dimostrare l’operosità della città. Siamo posizionati in un albergo, situato nel quartiere Jaffa, che è il quartiere più antico di Tel Aviv. Giusto il tempo di prendere possesso delle camere e lasciare lì le valigie.

È domenica pomeriggio, giornata lavorativa qui in Israele, attraversiamo il mercato delle pulci, dove troviamo anche interi spazi dedicati ai mobili di modernariato, anni 50 e 60, frequentati da antiquari di tutta Europa e di tutto il mondo. Arriviamo in fondo alla strada e ci troviamo proprio nell’antico posto di Jaffa . Abbiamo una bellissima visione della Skyline di Tel Aviv che si staglia con le sue spiagge e i suoi grattacieli , tipici da città giovane, al tramonto.

È giovane Tel Aviv, perché è nata nel 1909 e si è progressivamente sviluppata soprattutto negli anni 30’ ed in particolare dal 1948, data di costituzione dello stato di Israele.

È splendido il tramonto sull’antica Jaffa, cosi come girare nelle sue viuzze, piene di fascino. Ci fermiamo a sorseggiare un aperitivo, un ottimo Gewurztraminer delle alture del Golan, che nulla ha da invidiare ai nostri alto atesini.

L’atmosfera nel quartiere è frizzante , dà proprio l’idea di una città giovane , dinamica : ci sentiamo subito a nostro agio. Dopo la cena ( non indimenticabile) in hotel , ci rituffiamo a fare una passeggiata sul lungomare accompagnato da numerosi locali , ma purtroppo chiusi di sera, vista la stagione tardo autunnale.

Un buon sonno ristoratore e poi via al mattino di buon’ora , a vedere ed a scoprire ancora un po’ quest’angolo di Tel Aviv. Eccoci pronti a partire, destinazione Gerusalemme. Dopo una piacevole camminata sulla spiaggia ne approfittiamo per passare all’interno di Tel Aviv, osservando i suoi edifici in tipico stile Bauhans, che tanto la contraddistinguono al mondo, tanto da averla fatta soprannominare “la citta bianca” ed averla per ciò inserita nei siti patrimonio dell’umanità.

Arriviamo a Gerusalemme e ci fermiamo a visitare il museo di Israele, opera veramente molto bella, interessante e piena di spunti per cercare di comprendere appieno la realtà di questa terra.

Entrando ci dirigiamo subito verso un enorme plastico, che rappresenta la città di Gerusalemme ai tempi del 2° tempio, quindi vale a dire durante il regno di Erode il Grande tra il 1° secolo a.C e il 1° secolo d.C..

È assolutamente maestoso, occupa un’area pari a circa 2000 mq; nonché utilissimo perché ci offre una perfetta ricostruzione di come era la città e ci consente di poter comprendere meglio con una visione globale quello che vedremo nei prossimi giorni.

Appena vicino c’è lo Shrine of the book, che ha il suo inconfondibile tetto con la forma del collo di un’anfora come quelle che contenevano i rotoli di Qumran, i famosissimi rotoli del Mar Morto.

Chi che cosa si tratta? Si tratta di pergamene che furono ritrovate in un’anfora da un pastore beduino, nei pressi di Qumran, vicino al Mar Morto, nel 1947, mentre stava accudendo le sue capre. Si tratta del rotolo di Isaia , scritto molti anni prima della nascita di Cristo e oggetto di adeguata conservazione e studio da parte delle strutture archeologiche israeliane, che, a rotazione lo espongono in quest’area del museo.

Il museo prosegue poi con altri padiglioni, tra cui quello dedicato all’arte contemporanea, con opere di Picasso, Chagall e altri, ma le opere più importanti sono quelle che raccontano la storia, gli usi e i costumi dei popoli che hanno abitato e frequentato queste zone: dagli ebrei, agli arabi, ai cristiani ed agli stessi crociati. Abbiamo poi l’occasione di visitare alcune sinagoghe, che colpiscono per la loro particolarità: ne troviamo infatti una proveniente da Bassano del Grappa, vicino a Venezia, che è stata completamente smontata ed inviata qui, una proveniente dal Suriname ( ex-guyana olandese) e una proveniente dall’India, che ovviamente trasmettono anche informazioni relative ai luoghi dove si trovavano.

Mentre usciamo dal museo ci fermiamo a pranzare, come da ottima indicazione di Lonely Planet nel ristorante del museo stesso, Moderno, dove ci viene servito un ottimo pranzo, con tutte le specialità tipiche che ci accompagneranno nel corso di questa vacanza, dai falafel al hummus, con l’immancabile pita, alle splendide olive alla salsina tahina che accompagna l’hummus e ad un’altra salsina più piccante.

Lasciamo il museo d’Israele e ci trasferiamo verso il centro di Gerusalemme verso la città Vecchia.

Strada facendo, passiamo dalla Knesset, il palazzo del parlamento d’Israele, in stile moderno.

Arriviamo al nostro hotel , St George, che è situato in una posizione comoda per l’accesso alla città Vecchia, nei pressi della porta di Damasco, sicuramente la più bella tra le 7 che consentono l’accesso alla città. Un rapido check-in e via si parte, prima camminata per iniziare a conoscere ed orientarsi nella città Vecchia di Gerusalemme. La città è particolarissima, sicuramente unica al mondo, divisa in quattro quartieri: cristiano, arabo, ebraico e armeno, con ogni centimetro che trasuda storia o magari anche più storie. Entriamo dalla porta di Damasco, suggestiva, nel quartiere arabo ed incominciamo a camminare nelle viuzze spingendoci, superando un check-point israeliano, fino alla spianata dove si trova il muro del pianto, che è il luogo più sacro per la religione ebraica, unico residuo del muro del secondo tempio distrutto dai romani nel 70 d.C., e sulla cui area è stata successivamente costruita la grande Moschea, denominata Cupola d’oro e la Moschea di Al-Aqsa. Pur essendo ormai buio, il muro e l’area adiacente sono perfettamente illuminati.

Ci sono tantissimi ebrei che si avvicinano al muro e pregano, coinvolgendo totalmente il corpo, con movimenti ciclici, nella preghiera e depositano poi bigliettini di preghiera nei buchi esistenti tra le millenarie pietre, rompiamo gli indugi e armati di kippah sulla testa ci avviciniamo al muro del pianto, osservando le preghiere dei presenti, è sicuramente molto interessante ed emozionante. L’accesso al muro è diviso in due zone, una per gli uomini, previa apposizione di kippah e uno per le donne.

Incominciamo a comprendere la sacralità di questa città, che è sacra per tutte e tre le principali religioni monoteiste: ebrea, cristiana e mussulmana.

Dopo una serata contraddistinta da una corroborante vittoria dell’Inter contro la Fiorentina (4/2), l’indomani mattina di buon’ora siamo pronti a riprendere il cammino attraverso la città Vecchia di Gerusalemme.

Camminiamo lungo le mura all’esterno fino a raggiungere la Porta dei Leoni da dove accediamo alla città Vecchia. Poco oltre passata la Chiesa di S. Anna, incominciamo la Via Dolorosa.

Si, oggi è in programma la Via Dolorosa o Via Crucis con tutte le stazioni seguendo il martirio di Cristo fino ad arrivare al Golgota e poi al Sacro Sepolcro.

Si parte dal luogo dove Gesù fu condannato a morte, poi è caricato sulla croce e attraverso 14 stazioni si entra alla sua sepoltura.

La Via Dolorosa per un cristiano è veramente coinvolgente, perché è l’occasione per rivivere gli ultimi momenti di vita di Signore riuscire ad immedesimarsi in quella realtà riuscendo a trovare anche una spiritualità che difficilmente può essere vissuta in modo migliore.

Sembra incredibile percorrere quei passi che sono stati oggetto, poco più di 2000 anni fa, del momento più importante per la nascita della cristianità.

Arriviamo alla Basilica del Santo Sepolcro, passando attraverso il Monastero Etiope, dove da tantissimo tempo ci sono monaci della chiesa di Etiopia. È incredibile come Gerusalemme, oltre ad essere la città Santa per le tre principali religioni, sia anche per quanto riguarda i luoghi cristiani, oggetto di diverse presenze, che si contendono la custodia e la gestione dei luoghi santi.

Sono presenti, infatti, varie confessioni, dalla cattolica all’ortodossa, armene, copte fino alle protestanti ed all’interno ed all’interno di queste vari ordini come ad esempio i francescani, che gestiscono una parte della Chiesa del Santo Sepolcro. Incredibilmente la gestione del Santo Sepolcro è organizzato in questo modo: una famiglia mussulmana del luogo i Nuseibeh, da sempre, a causa dei dissidi tra le varie confessioni cristiane, ha le chiavi per aprire e chiudere le porte ogni giorno. Mentre la gestione interna della Basilica dove sono contenute le altre 5 stazioni della via dolorosa, è distribuita tra i francescani e la chiesa greco-ortodossa. Questi ultimi in particolare curano l’accesso proprio al Santo Sepolcro dove si può accedere per pochi secondi prima di essere sollecitati dal sacerdote di guardia e lasciare posto a qualcun altro.

Si entra a gruppi ristretti di 3 persone e la coda che si crea per potervi accedere è particolarmente impegnativa da affrontare soprattutto in determinate ore della giornata. Tutto sommato ci va abbastanza bene e in meno di un’ora riusciamo ad accedere al Sepolcro, momento veramente emozionante e pieno di significato religioso.

La Basilica fu fatta costruire in questo luogo, che all’epoca della morte di Cristo, era una collina, per l’appunto il Golgota, dove Gesù fu crocifisso e subito vicino il sepolcro dove fu tumulato. Ora entrambi questi luoghi sono all’interno della Basilica del Santo Sepolcro.

La decisione di costruire una chiesa qui, fu presa da Elena, madre dell’imperatore Costantino, perché giungendo a Gerusalemme, il tempio che era stato fatto erigere dall’imperatore Adriano proprio sul luogo del martirio di Cristo per fare in modo che i cristiani non potessero farne oggetto di pellegrinaggio.

Dagli scavi emersero tre croci, che andarono ad identificare la correttezza del luogo, che ovviamente all’epoca si trovava fuori dalle mura cittadine. È un luogo sacro, è incredibile pensare dove ci si trova, quando si è sentito parlare di questi luoghi migliaia di volte nel corso della nostra vita.

Si tratta di chiudere un attimo gli occhi ed immaginare cosa è successo ed è stato vissuto in questi luoghi.

Dopo uno spuntino frugale nei pressi del Mauristan, parola persiana che significa ospedale, proseguiamo nella visita della città, lasciando il quartiere cristiano ed entrando nel quartiere ebraico dove vediamo diverse persone con la kippah dirigersi verso il muro del pianto, bambini che escono da scuola, negozianti, ecc…

Ritorniamo nei pressi del Mauristan per ritrovarci con tutto il gruppo, e intanto curiosiamo nei numerosi negozietti di souvenir presenti.

La prossima meta è la Cattedrale di San Giacomo, che si trova nel quartiere armeno. Per raggiungerlo passiamo dalla porta di Jaffa, che è una delle più importanti della città, dove si trova la Torre di Davide.

Arriviamo dalla Cattedrale di San Giacomo dove assistiamo ad una funzione religiosa, tenuta da sacerdoti armeni. È molto interessante e suggestivo e contribuisce a farci apprezzare ancora di più la capacità di essere cosmopolita sia per quanto riguarda le persone, che le religioni. Torniamo nel quartiere ebraico attraversandolo tutto, per recarci a godere un fantastico tramonto direttamente da una terrazza prospiciente il “muro del pianto” con la moschea che si staglia subito dietro, ad ulteriore dimostrazione di questo forte legame ed insediamento religioso. Pensare che il muro del pianto, luogo sacro dell’ebraismo è prospiciente alla Grande Moschea, uno dei principali luoghi di culto dell’Islam, è incredibile.

La Moschea è stata infatti costruita proprio dove una volta, prima della distruzione effettuata dai Romani, nel 70 d.C., si trovava il Grande Tempio, di cui ne è rimasto soltanto una parte del perimetro esterno, il cui muro occidentale, meglio conosciuto come il “muro del pianto”. Le luci del tramonto, il cielo da progressivamente sulla sua nitidezza , diventa sempre più scuro, il contrasto con l’illuminazione del muro e la cupola dorata alle spalle, ci offrono un’immagine che difficilmente può avere uguali nel mondo.

La visita di Gerusalemme prosegue nella mattina successiva. Circondiamo le mura della città, vediamo tutto il Monte degli Ulivi, con il Getsemani. Vediamo la chiesa di Maria Maddalena, la Basilica delle Nazioni e la Tenda della Vergine Maria che visitiamo.

Anche in questo caso siamo in presenza di una chiesa ortodossa, ovviamente molto diversa dalle nostre chiese. C’è un’atmosfera particolare, sempre piuttosto buia, con icone alle pareti, lanterne e altri oggetti che scendono dal soffitto tenuti da catinelle.

Girando esternamente vediamo tutte le mura della città vecchia, vediamo il cimitero ebraico, che ironia della sorte, si trova nella parte est della città, quella musulmana, un agglomerato quasi infinito di piccole casette, che sembrano molto simili tra loro, con la presenza di alcuni ebrei ortodossi, tutti vestiti di nero, a pregare sulla tomba di qualcuno. Certo che il cimitero è veramente grande, occupa una parte significativa della collina di Gerusalemme Est.

Proseguiamo nel nostro percorso, oggi entriamo nella città vecchia dalla parte di Sion, la stessa, e si vedono ancora oggi i segni dei proiettili, da dove sono entrati i soldati israeliani per liberare la città dagli arabi durante la guerra dei sei giorni nel giugno del 1967.

Da qui proseguiamo attraverso luoghi biblici quali il cenacolo e la tomba di Re David.

Ci imbattiamo in una simpatia scolaresca con maestro di ordinanza e bambini con la tipica kippah sul capo, intenti ( più o meno) ad ascoltare le indicazioni fornite dal maestro stesso.

Riattraversiamo la città, passando nelle sue viuzze piene di botteghe, con i profumi e gli odori che le contraddistinguono, i prodotti che ci vengono offerti, sia di genere alimentare e qui eccelle il melograno che di artigianato, più o meno locale, o di semplici souvenir fino a che giungiamo nel classico luogo che non ti aspetti: l’Antico Ospizio Austriaco. È assolutamente qualcosa di incredibile, un palazzo mitteleuropeo con tanto di giardino, ristorante interno con piatti tipici austriaci, ed una fantastica terrazza che ci offre un colpo d’occhio incredibile perché ci consente di poter vedere ed ammirare Gerusalemme dall’alto, di poterla vedere sopra i tetti, di rendersi conto ancora di più del fascino delle maestosità di questa città. In cima svettano due bandiere: quella austriaca e quella del vaticano.

Sembra di essere come in un oasi in mezzo al deserto a testimonianza della diversità tra l’essere in una città mediorientale ( ma forse il termine è riduttivo)perché Gerusalemme è unica e difficilmente, etichettabile trovandosi in un’atmosfera asburgica.

Lasciamo l’Ospizio Austriaco e ci dirigiamo a vedere la chiesa di Sant’Anna, che è considerata l’edificio di epoca crociata più bello di Gerusalemme. In effetti è molto bello, lineare, semplice, completamente differente dalla chiesa ortodossa o armena che abbiamo visitato.

Giunge il momento di uscire dalla città vecchia di Gerusalemme dove ci siamo trattenuti, affascinati fino ad ora. Perché affascinati? Perché si cammina su pietre che sono state percorse nel corso dei secoli da, migliaia e migliaia di persone di diverse culture, religioni. Qui ogni angolo di strada, ogni muro, ogni edificio, ogni pietra tramanda storia e magari anche più di una contemporaneamente.

Gerusalemme è una città che è sempre stata meta di pellegrinaggi e di conquista, ma forse la verità è un’altra, rappresentata dal fatto è proprio Lei a conquistare e ad aver conquistato i suoi visitatori, siano essi pacifici come i turisti ed i pellegrini, sia coloro che sono stati guidate dalla volontà di conquistare la sua unicità, la sua cosmopolita la sua importanza sono segni inequivocabili e che non possono lasciare indifferente anche il turista più distratto.

Come dicevo, usciamo dalla di Jaffa e ci troviamo in Gerusalemme Ovest, la parte di città più moderna ed evoluta, abitata prevalentemente da ebrei e territorio israeliano fu dalla fondazione dello stato d’Israele nel 1948.

Percorriamo dapprima Mamilla Mall , percorso pedonale, dove si trovano negozi delle migliori marche, dove non mancano artisti di strada come violinisti e dove abbiamo la disponibilità di gustare un ottimo caffè. Sembra quasi di essere in una città occidentale e solo la vista delle vicine mura della città vecchia, ci ricorda dove ci troviamo.

Camminiamo ancora un po’ ed andiamo ad ammirare la straordinaria struttura del King David Hotel, storico e maestoso hotel che durante il mandato britannico prima della nascita di Israele fu il quartiere generale degli inglesi, oggetto di attentato nel 1947 che ne distrusse un’ala.

Dall’altro lato del viale si trova lo Ymca, edificio disegnato nel 1933 dallo stesso architetto che progettò l’Empire State Building e New York. Di fronte all’edificio si trovava un bellissimo albero di Natale ( un po’ in anticipo) ma soprattutto incontriamo una coppia di ebrei che si stava sposando.

Sono molto carini e disponibili e ci permettono di fotografarli. Ci spostiamo ancora un po’ in là e raggiungiamo il mulino Montefiore, che fu costruito nel 1875 e che avrebbe dovuto rappresentare un primo passo verso una piccola industrializzazione. Rimane un luogo molto caratteristico da cui si gode un’ottima vista sulle mura della città vecchia al tramonto, con dei colori molto magnifici, il rosa e l’azzurro del cielo che si incontrano con la doratura delle mura. Anche qui incontriamo degli sposi intenti a farsi immortalare in questo magico giorno.

Rientriamo alla porta di Jaffa con un taxi, con un taxista piacevolmente disposto a raccontarci la sua storia e quella della sua famiglia, evidenziando il fatto di essere nato in Israele e non di esserci giunto in seguito.

Anche la parte di Gerusalemme moderna che abbiamo visto è sicuramente interessante, probabilmente ci verrebbe un giorno in più, per apprezzarla ed approfondirla ulteriormente.

Siamo nella città vecchia, ancora al Santo Sepolcro, perché abbiamo scoperto che alle ore 18:00 c’è una funzione religiosa in italiano e decidiamo di non mancare , facendo ancora una visita nella piccola tomba per il tempo limitato che ci viene lasciato dal guardiano del sepolcro.

La mattina successiva, di buon’ora siamo in coda sulla passerella che consente l’accesso alla spianata delle Moschee, luogo sacro per l’Islam. I controlli da parte della polizia e dell’esercito israeliano sono molto minuziosi proprio per evitare possibili provocazioni o attentati nella zona cara ai mussulmani. Alle moschee non è permesso l’ingresso ai non musulmani per cui possiamo vedere solamente dall’esterno.

È sicuramente un edificio molto bello con la cupola dorata e la base ottagonale nei colori prevalenti dall’azzurro, che risaltano, vista la bellissima giornata, che possiamo goderci. È un’area sicuramente molto bella da cui si può avere anche una straordinaria visione sul Monte degli Ulivi e la chiesa del Getsemani.

Dopo la visita c’è il pullman pronto ad aspettarci , per accompagnarci a visitare Yad Vashem, il Museo dell’olocausto dedicato dallo Stato di Israele ai 6 milioni di ebrei morti nei campi di concentramento nella seconda guerra mondiale, a causa del folle disegno sanguinario della Germania Nazista.

Yad Vashem rappresenta a mio avviso un percorso fondamentale assolutamente obbligatorio da effettuare per coloro che si recano in Israele.

È importantissimo sotto molteplici aspetti: serve per comprendere la storia di questo Paese, di come è potuto nascere e di come si è potuto consolidare e crescere nel corso di pochi anni, ma serve anche e soprattutto per mostrare al mondo quello che è stato l’olocausto ed essere da monito affinché mai più possa ripetersi!!

Mai più l’uomo può scendere ai livelli bestiali di coloro che hanno messo in piedi questo orribile genocidio.

Deve essere trasmesso alle generazioni future dicendo mai più!!

Gli israeliani hanno costruito questa struttura tematica nel miglior modo possibile, non era sicuramente facile, perché il rischio di cadere unicamente nel ricordo e nel rimpianto per l’immane tragedia che ha colpito il popolo ebraico c’era mentre si è voluto creare qualcosa che va oltre il semplice ricordo, ma che invece vuole essere il perpetuare il ricordo, raccontando quello che è successo, cercando di analizzare le cause e dando risalto a tutti gli aspetti della Shoah.

C’è anche un luogo di speranza, rappresentata dal “ giardino dei Giusti”, dove a fianco di ogni albero che è stato piantato si trova una targa a ricordare qualcuno che pur non essendo ebreo, si è prodigato durante l’Olocausto, mettendo a repentaglio anche la propria esistenza, per cercare di salvare vite di ebrei. Tra i tanti (6000) abbiamo visto la targa dedicata al console svedese Wallenberg che a Budapest salvò diversi ebrei e, salvo poi essere fatto sparire lui stesso dai russi e quella dedicata all’italiano Giorgio Perlasca, che fingendosi console spagnolo, fece altrettanto.

All’interno del parco si trova poi una rotaia con un treno merci, donato dal governo polacco, treno a rappresentare i treni che conducevano gli ebrei ai campi di sterminio nazisti. C’è poi l’automezzo della croce rossa svedese, che tante vite ebree riuscì a salvare.

Vediamo poi la sala delle rimembranze dove su un pavimento di marmo scuro sono incisi i nomi di 22 campi di concentramento dove gli ebrei hanno trovato la morte durante la seconda guerra mondiale. C’è poi il monumento ai soldati Ebrei ed ai partigiani che combatterono la Germania Nazista, c’è poi il memoriale dei bambini, la piazza del Ghetto di Varsavia ed altri luoghi tematici che rendono la visita assolutamente formativa e completa.

Ma la parte più importante da un punto di vista documentale è rappresentato dal museo della Storia dell’Olocausto, che ci racconta con l’ausilio di filmati, testimonianze, oggetti originali, tutta la cronologia e la storia della tragedia che gli ebrei subirono da parte dei loro aguzzini nazisti nei diversi paesi che questi conquistarono.

La visita, attraverso le numerose sale, ti coinvolge moltissimo e si conclude con la sala dei nomi dove si trovano moltissime fotografie di persone scomparse nell’Olocausto ed i nomi ed i dati personali di milioni di vittime, frutto di un incessante lavoro di ricerca.

La visita a Yad Vashem è sicuramente “un pugno nello stomaco”, ma rappresenta veramente un momento di riflessione importante per capire e comprendere quello che purtroppo è successo e mai più deve accadere.

Facciamo queste riflessioni mentre riprendiamo il pullmann che ci condurrà a Betlemme, dove visiteremo la città ma in particolare la Basilica delle Natività, Betlemme si trova nei territori soggetti all’autorità palestinese. Arriviamo, prendiamo alloggio e ci rechiamo subito alla basilica per una breve visita.

La mattina successiva ci rechiamo di buon’ora per una visita approfondita sulla Basilica della Natività, visto che abbiamo la fortuna di avere con noi come guida proprio l’archeologo, che ne sta curando il restauro.

Si tratta di una chiesa, voluta dall’imperatore Costantino e Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, che si trova nel luogo in cui si pensa, e viene tramandato dalla leggenda, che sia nato Gesù.

L’ingresso è molto semplice, tanto è vero che si chiama porta dell’Umiltà.

È una semplice porta di epoca ottoniana, per entrare bisogna chinare la testa, in quanto i crociati ne ridussero le dimensioni onde evitare che qualcuno potesse entrare in chiesa a cavallo.

Entrati nella chiesa, in fondo alla navata c’è una scala che scende alla Grotta della Natività, molto suggestive, perché ci troviamo nel luogo dov’è nato Gesù.

 

Troviamo una troupe di History Channel, impegnata nel registrare un programma. Sul pavimento si trova una stella a 14 punte, che identifica proprio il luogo dove dovrebbe essere nato Gesù.

Anche in questo caso la gestione del luogo sacro come a Gerusalemme al Santo Sepolcro, è cogestita tra le diverse religioni : greco-ortodossa ,armena e cattolica.

Visitiamo anche, vicino alla Basilica, la chiesa di Santa Caterina e la Cappella della Grotta del Latte.

Si dice che la roccia bianca all’interno abbia il potere di favorire l’allattamento e la fertilità.

Fuori dalla zona della Basilica, si snoda la città che, detto francamente, non è un gran che.

Si presenta come un agglomerato di edifici senza un piano urbanistico vero e proprio. È sicuramente suggestivo l’albero di Natale molto grande che si trova sulla piazza principale. È particolare pensare che in mezzo a questo territorio sostanzialmente arabo, ci siano i simboli più cari alla cristianità. E se vogliamo un altro esempiodei contrasti che contraddistinguono questo angolo di mondo. Mangiamo degli ottimi felafel e hummus accompagnati da salsine e verdure varie. Il cibo è sicuramente interrazziale, infatti israeliani e palestinesi indifferentemente amano mangiare gli stessi cibi. Nella valutazione della città anche la pioggia torrenziale certamente non aiuta.

Il mattino successivo lasciamo di buon’ora Betlemme e ci dirigiamo verso l’Herodium che era l’enorme palazzo che Erode il Grande si fece costruire sulla sommità di una collina e che fu distrutto dai romani. Ancora oggi è possibile visitare l’enorme rete di cunicoli (colline) costruiti dagli ebrei per difendersi e nascondersi dai romani.

Il panorama è sicuramente bello, perché ci troviamo su una delle colline più alte della zona, che domina la valle sottostante, segno che Erode aveva scelto bene dove costruire il proprio palazzo.

Lasciamo l’Herodium e ci dirigiamo attraverso un percorso fatto di saliscendi verso il Mar Morto. Il Mar Morto si trova in una profonda depressione, siamo 400 metri sotto il livello del mare.

Arrivati sul Mar Morto prendiamo a destra e seguiamo tutta la litoranea. Dall’altra parte del Mar Morto ci sono le colline e i monti della Giordania, perché questo mare interno separa i due stati, alimentato dal fiume Giordano.

Passiamo lo stabilimento balneare di En Gedi, probabilmente il più famoso, con una propria oasi ed un famoso Kibbutz ed arriviamo a Masada, luogo veramente mitico.

C’è una funivia al centro del complesso che ci illustra e ci spiega che cos’è Masada.

La funivia ci porta in pochi minuti in cima all’altopiano di Masada.

 

 

La vista dall’alto è assolutamente fantastica: sotto di noi il Mar Morto, il contrasto tra il colore ocra della terra e della roccia, l’azzurro del cielo, in una giornata serena e nitida, e l’azzurro sotto del Mar Morto è indimenticabile e rimarrà scolpito nella nostra mente. Vedere il paesaggio desertico sottostante dove ancora si vedono i campi militari romani, che per anni hanno assediato gli ultimi ebrei che non volevano arrendersi ai romani stessi. La storia di Masada è incredibile, perché fu un luogo dove gli ebrei zeloti pur di non arrendersi ai romani decisero di porre fine alle loro vite dopo aver subito tre anni di assedio.

Si narra e così è stato tramandato che, dopo una riunione tra tutti gli uomini capifamiglia, dove venne presa la decisione finale, questi tornarono a casa e uccisero le proprie mogli ed i propri figli. Successivamente tra loro, ne scelsero 10 che uccisero tutti gli altri e poi tra questi ultimi, uno che uccise gli altri nove, trovando poi la morte buttandosi su una spada, in modo tale da non suicidarsi evitando così di infrangere i dettami della religione ebraica.

Quando i romani conquistarono la fortezza trovarono tutti gli ebrei zeloti morti con in bella evidenza le scorte di viveri che avevano, a testimoniare il fatto che non si erano uccisi per la fame ma per non diventare schiavi. Il vero valore di Masada è proprio questo: la libertà!!

Masada è stata una battaglia di libertà combattuta da un popolo per non soggiacere al volere altrui.

La visita dell’altopiano di Masada con le rovine è estremamente affascinante perché, oltre allo straordinario panorama sulla zona sottostante, è interessante anche visitare i resti di quelle che erano le abitazioni ed i luoghi dove viveva questa comunità. Ovviamente anche Masada è Patrimonio dell’Umanità!!!

E pensare che gli scavi archeologici ebbero inizio solamente nel 1963!!! Magari le scoperte archeologiche ci forniranno in futuro ulteriori aspetti fino ad ora non conosciuti.

Masada rappresenta sicuramente un grande valore simbolico per lo stato di Israele. Spesso vengono tenute cerimonie importanti. Deve essere molto bello arrivare in cima alla fortezza, anziché con la funivia così come abbiamo fatto comodamente noi, attraverso i sentieri lungo un percorso di trekking della durata di 4 ore. Lasciamo Masada visibilmente soddisfatti ed emozionati, consapevoli di aver avuto la fortuna di poter visitare un luogo assolutamente “magico” ed unico al mondo.

A questo punto ci manca solo una cosa per concludere in gloria la giornata: un bel bagno nelle acque, più che salate, del Mar Morto.

Ci dirigiamo verso la spiaggia di Kalya, dove uno stabilimento balneare, con il bar situato nel punto più basso del mondo, come recita l’apposito cartello.

Fare il bagno qui regala una sensazione assolutamente fantastica ed incredibile perché, malgrado fossimo già preparati a questo, si galleggia davvero. Le immagini di gente che seduta sulle acque legge comodamente un quotidiano si dimostrano essere estremamente vere ed aderenti alla realtà. Il fondo è malmoso o meglio fangoso ed infatti ci cospergiamo di questo fango in tutto il corpo. Ci atteniamo scrupolosamente alle regole e pertanto non immergiamo la testa e non ci bagnamo gli occhi onde evitare brutti scherzi da parte del sale abbondantemente contenuto nell’acqua.

Complice anche il sole che sta tramontando, il fascino di questa “ pucciatina” nelle acque del Mar Morto è unico, con una luminosità particolare e difficile da raccontate. Ad un certo punto quando gli ultimi raggi di sole colpiscono l’acqua, creano dei riflessi dorati. Chiaramente il tutto viene immortalato da una serie infinita di scatti fotografici e riprese video a futuro ricordo di questa splendida giornata. Stare nell’acqua è estremamente piacevole ma purtroppo, essendo in gruppo, ad un certo punto dobbiamo uscire. Ritorno sul pullman mentre dal tramonto si passa alla sera. Arriviamo a Betlemme per trascorrere la nostra ultima serata tra la visita al museo e una cena offerta in nostro onore dal proprietario del tour operator locale, con tanto di balletto folkloristico.

Cosi trascorriamo la nostra ultima serata in questa terra, non prima di aver visto e fotografato ancora una volta, l’enorme albero di Natale, che si trova nella piazza, con tanto di Presepe.

La mattina successiva, sveglia di buon’ora, perché dobbiamo attraversare un check-point per passare in Israele ed avere a che fare con il traffico intenso dei dintorni di Gerusalemme, città che sfioriamo, senza entrarci per recarci verso l’aeroporto di Lod verso Tel Aviv. Durante il viaggio di trasferimento facciamo le nostre considerazioni conclusive su questa stupenda settimana di vacanza in Israele, terra piena di storia, cultura, religione e conflitti. La nostra guida locale, cristiano ci fornisce ulteriori spiegazioni e dettagli di fronte alle nostre incessanti domande per cercare di comprendere meglio tutti gli aspetti, la realtà che abbiamo vissuto. Sicuramente è una terra di contrasti dove ad esempio, malgrado le rassicurazioni di facciata, i rapporti tra le diverse etnie e le diverse religioni non sono facili per nulla.

Lo Stato di Israele è un grande Stato giovane ma con un grande passato alle spalle, pensare a quello che è stato realizzato in neanche 60 anni di vita è incredibile, osteggiato da tutti i vicini arabi, che a dispetto di aspetti revanscisti devono ammettere la capacità di questo piccolo Stato di riuscire a crescere, creare l’unica vera democrazia di tutta l’area del Medio Oriente, una struttura economica valida, essere all’avanguardia del progresso tecnologico e scientifico a livello mondiale.

Israele è uno stato laico dove i valori di libertà e di democrazia esistono per tutti i suoi cittadini, ebrei, arabi e cristiani che siano. Ovviamente qualche acceso religioso ci può essere ma nulla in confronto all’integralismo del mondo musulmano e palestinese che fatica a riconoscere uno spazio ed una identità, non solo per gli ebrei, ma anche per i cristiani stessi.

 



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